I bambini sono il cuore pulsante di una comunità che, a sua volta, ha il dovere di seguirli, sostenerli e preservarli.

Dalle strutture ricettive, come i micronidi, agli spazi ricreativi, passando per i centri diurni polifunzionali contro gli abusi ed i maltrattamenti. Quello del Piano Sociale è un intervento che privilegia il minore, ponendolo al centro di un processo globale che non si limita al mero assistenzialismo, bensì programma a step successivi la presa di coscienza delle proprie capacità, del mondo che li circonda e del ruolo che ognuno potrà e dovrà occupare come pilastro di un futuro migliore.

L’ area si configura come un sistema integrato di servizi e interventi che hanno l’obiettivo di:
– Intervenire nella gestione delle situazioni critiche ove siano coinvolti minori e famiglie in difficoltà;
– Promuovere e sostenere il lavoro di rete;
– Sviluppare sul territorio una capillare ed efficace azione di promozione del benessere.

 

L’area  intercetta esigenze legate, in particolare, alla gestione dei ruoli di genitore e di figlio. Offre risposte calibrate in funzione delle diverse sfaccettature che questi ruoli assumono. Le risposte sono di ordine consulenziale, di sostegno al nucleo familiare che venga a trovarsi in situazioni critiche particolari, di valutazione delle competenze necessarie alla gestione del ruolo di genitore, di promozione della salute.

Lo scopo è quello di valorizzare e sostenere le responsabilità familiari, relativamente ai diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, garantendo la continuità dei servizi attivati nonché il loro potenziamento.

 Gli obiettivi prioritari sono:

  1. favorire la natalità;
  2. migliorare le politiche familiari;
  3. implementare una politica di solidarietà tesa a garantire la coesione sociale.

Servizi programmati  nell’ambito:

  1. assistenza domiciliare e territoriale per l’infanzia e adolescenza  (ADM)
  2. affido familiare
  3. regolamento laboratori di educativa territoriale
  4. centro per la famiglia
  5. regolamento collocamento minori in strutture
  6. nido d’infanzia
  7. servizi sperimentali 0-3 anni

 

Il Segretariato Sociale è un Servizio di Accoglienza, di Informazione e di Orientamento ai servizi territoriali per tutti i cittadini.

Il segretariato Sociale rappresenta la Porta Unitaria di Accesso al Sistema dei Servizi territoriali integrato (sociale, socio-sanitario, sanitario, promozione lavoro, previdenza sociale, rete dei CAAF, scuola, ecc.). Il Segretariato Sociale coincide con la Porta Unitaria d’ Accesso (PUA) per l’ accoglienza unitaria della domanda dei servizi sociali e socio-sanitari di natura domiciliare, residenziale e semiresidenziale a gestione integrata e compartecipata

 

 Comune

Cognome e Nome Contatti Giorni di ricevimento
Altavilla Silentina   

Belmonte Flora

Tel.: 0828/983801 Centralino

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Campagna  

Marra Antonia

 

Tel.: 0828/241200 Centralino

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Campagna Sforzo Eleonora

Tel.: 0828/241200 Centralino

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Contursi Terme   

Robertiello Gerardina

 

Tel.: 0828/991013 Centralino

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Eboli UdP  

Belmonte Chiara

 

Tel.: 0828/983801 Centralino

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Eboli UdP Masillo Rosa

Tel.: 0828/983801 Centralino

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Eboli   

Bruno Anna

 

Tel.: 0828/328111 Centralino

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Eboli

Cacciottolo Cosimina

 

Tel.: 0828/328111 Centralino

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Eboli   

Vecchio Rita

 

Tel.: 0828/328111 Centralino

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Oliveto Citra  

Belmonte Chiara

 

Tel.: 0828/799001 Centralino

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Oliveto Citra  

Robertiello Gerardina 

 

Tel.: 0828/799001 Centralino

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Postiglione   

Antoniello Speranza

 

Tel.: 0828/770205 Centralino

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Serre  

Auricchio

Maria Cristina

 

Tel.: 0828/974900 Centralino

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Sicignano degli Alburni  

Antoniello Speranza

 

Tel.: 0828/973002 Centralino

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 Il Coordinatore 

Per promuovere il processo di pianificazione sociale, è prevista la figura del Coordinatore.
La regione Campania è stata la Regione che più di ogni altra ha sviluppato e caratterizzato questa figura sostenendone in modo significativo l'implementazione nel sistema. Le norme regionali hanno infatti previsto la nomina di un coordinatore  scelto all'interno di professionalità sociali, al fine di superare le difficoltà di progettazione del piano sociale di zona e della sua realizzazione.

Il coordinatore, inteso come strumento tecnico a disposizione dei comuni dell'ambito territoriale, si avvale di una struttura tecnica ed amministrativa snella ed ha la funzione di:
1. curare, in collaborazione con l'ufficio di piano e coi responsabili di distretto, la redazione della proposta del piano di zona e del bilancio sociale in base alle linee espresse dai comitati dei sindaci e concertate con le diverse realtà territoriali;
2. svolgere compiti di coordinamento del processo di costruzione del piano attivando rapporti, relazioni e attività di concertazione, sulla base delle indicazioni dei sindaci dei comuni dell'ambito territoriale di riferimento;
3. svolgere funzioni di monitoraggio sullo stato di attuazione del piano di zona segnalando al comitato dei sindaci eventuali difficoltà in ordine agli obiettivi definiti nel piano;
4. supporta il comitato dei sindaci nella organizzazione e nel coordinamento degli uffici di promozione sociale.

 

L'ufficio di piano

La maggioranza delle regioni ha previsto la costituzione e il funzionamento di un organismo tecnico rappresentativo di tutti i comuni dell'ambito territoriale che funzioni da supporto tecnico del comitato dei sindaci. Alcune regioni - precisamente le Marche, l'Abruzzo, la Campania e la Lombardia - hanno chiamato tale organismo "Ufficio di piano" o "Gruppo di piano".
La Campania ha delineato con maggior dettaglio le caratteristiche dell'Ufficio di piano che ha le seguenti competenze tali da:
1. predisporre gli atti per l'organizzazione dei servizi e per l'eventuale affidamento di essi ad altri soggetti;
2. atti finanziari;
3. predisporre l'articolato dei protocolli di intesa e degli altri atti volti a realizzare il coordinamento con gli organi periferici delle amministrazioni statali;
4. organizzare la raccolta delle informazioni e dei dati anche al fine della realizzazione del sistema di monitoraggio e valutazione;
5. predisporre tutti gli altri necessari all'assolvimento da parte del comune capofila dell'obbligo di rendicontazione;
6. promuovere iniziative per il reperimento di altre risorse;
7. proposte al coordinamento istituzionale.


Anche l'Abruzzo ha previsto un organismo di questo tipo che si chiama "Gruppo di Piano" ma la differenza vera rispetto a quelli visti sinora è che in esso viene prevista la partecipazione dei rappresentanti politici e della ASL. La Lombardia è la più scarna rinviando all'accordo di programma la composizione definendo l'Ufficio del piano come un organismo tecnico che, in raccordo con l'assemblea dei sindaci, opera per la programmazione e l'attuazione del piano di zona.
Altre due regioni - la Liguria e la Toscana - hanno chiamato l'organismo tecnico, "segreteria tecnica". In particolare la Toscana ha dedicato particolare attenzione a questo organismo qualificando la Segreteria tecnica come una struttura tecnico organizzativa di staff, formalmente costituita dalla articolazione zonale della Conferenza dei sindaci con riferimento ai settori socio-assistenziale, socio-sanitario e socio-educativo. Essa opera nell'ambito della progettazione sociale e contribuisce a definire e gestire strumenti propositivi, progettuali, valutativi, di monitoraggio in attuazione delle scelte di livello strategico e politico.
In Emilia Romagna infine tale organismo viene chiamato "tavolo tecnico" e ad esso sono assegnate le funzioni di regia operativa del processo di elaborazione del Piano, di coordinamento operativo dei diversi attori in campo oltre ché dei compiti di istruttoria tecnica e di supporto decisionale al coordinamento politico di distretto mentre la regione Lazio ha previsto una struttura di coordinamento e gestione a livello distrettuale che si chiama Struttura del Piano.
In conclusione possiamo dire che la maggior parte delle regioni hanno previsto un organismo tecnico (ufficio di piano, segreteria tecnica, ecc.) di supporto al comitato dei sindaci che ha il compito di predisporre il piano di zona secondo le linee del Comitato stesso. 

 

La maggior parte delle regioni, in applicazione della L. 328/2000, ha provveduto a ripartire il territorio regionale in ambiti territoriali/zone per la gestione dei servizi sociali. Tali ambiti sono quasi sempre intercomunali con eccezione delle grandi città dove gli ambiti sono unicomunali o, in qualche caso, sono previsti più ambiti per una sola grande città.

Per favorire la programmazione e l'integrazione socio-sanitaria e per evitare il proliferare di organismi, la maggior parte delle regioni ha previsto degli ambiti territoriali che coincidono con i distretti sanitari o loro multipli. Le dimensioni degli ambiti sono molto varie; si passa dai 137.700 abitanti del Lazio ai 36.600 dell'Abruzzo mentre la media italiana è di 90.500 abitanti per ambito territoriale/zona. Le regioni più grandi hanno identificato degli ambiti più grandi mentre quelle più piccole hanno identificato degli ambiti territoriali mediamente più piccoli. Colpisce infine la tendenza ad identificare degli ambiti sociali in qualche caso multipli di quelli sanitari che potrebbe costituire una anticipazione di possibili aggiustamenti della distrettualizzazione sanitaria.

L'articolo 11 della L.R. Campania n. 11/2007 definisce il Coordinamento Istituzionale d'Ambito, quale soggetto deputato alla funzione di indirizzo programmatico, di coordinamento e di controllo della realizzazione della rete integrata di interventi e servizi sociali e socio-sanitari d'ambito. Il Coordinamento Istituzionale è composto, per l'Ambito territoriale Salerno 3 ex S/5 da:

  • I Sindaci dei Comuni di:
    • Eboli;
    • Altavilla Silentina;
    • Campagna;
    • Contursi Terme;
    • Oliveto Citra;
    • Postiglione;
    • Serre;
    • Sicignano Degli Alburni;
  • Presidente della Provincia di Salerno;
  • Direttore Generale dell'A.S.L. Salerno.


L'organo politico che governa il piano sociale di zona

L'organo di governo politico del piano di zona è identificato nel comitato dei sindaci (o comitato di distretto in Emilia Romagna o Assemblea dei sindaci di distretto in Lombardia) o nella conferenza dei sindaci, laddove il territorio coincide. Esso è dovunque composto dai sindaci dei comuni dell'ambito preventivamente identificato per la realizzazione e la gestione del piano sociale di zona. In Liguria si aggiunge anche il rappresentante politico dell'ente gestore dell'ambito sociale.


Le funzioni dei comitati dei Sindaci sono sostanzialmente simili in tutte le regioni, è il soggetto politico di riferimento ed è l'organo deputato a:


1. definire le modalità istituzionali e le forme di organizzazione gestionali più adatte alla organizzazione dell'ambito territoriale e della rete dei servizi sociali;
2. nominare il suo presidente ed individuare l'ente locale capofila;
3. nominare il coordinatore d'ambito e istituire l'ufficio di piano;
4. definire le forme di collaborazione fra i comuni e l'azienda sanitaria di riferimento;
5. elaborare ed approvare il piano di zona;
6. elaborare ed approvare il bilancio sociale;
7. approvare il programma delle attività territoriali di distretto (PAT) per la parte relativa all'integrazione socio-sanitaria e alla parte sanitaria (come comitato di distretto sanitario).


I comitati dei sindaci, data la coincidenza geografica con i distretti sanitari che si realizza in molte regioni, possono esercitare anche funzioni di comitato dei sindaci di distretto sanitario, quale organismo politico che riassume in se le funzioni programmatorie per l'intervento sociale, socio-sanitario e sanitario con la elaborazione dei piani di zona, con omogeneità di intenti e di indirizzi, sia per le azioni di piano che per gli aspetti finanziari da concordarsi tra comitati e direttore dell'ASL.
Alcune differenze si registrano qua e là, in Italia. La Campania ha voluto identificare un percorso parzialmente diverso dalle altre regioni identificando un nuovo organismo politico. Per la definizione del piano di zona, i sindaci istituiscono un coordinamento istituzionale coordinato da un comune capofila e costituito dai sindaci dei comuni, dal presidente della provincia e della comunità montana ove esistente, dal direttore generale della ASL di riferimento.